
Di Renato Pedullà
Una storia simbolica, quella di Dema, azienda Italiana (campana,
per la precisione) di eccellenza attiva nel comparto aerospaziale
che sin dal 1993 si occupa di progettazione, industrializzazione e
assemblaggio di strutture aeronautiche. La Design Manifacturing
SpA, fondata da Vincenzo Starace, attuale amministratore
delegato, è presente con i suoi stabilimenti a Somma Vesuviana
(provincia di Napoli), Paolisi (provincia di Benevento), Brindisi e
Montreal (in Canada) attraverso Dema Aeronautics, centro di
progettazione ed ingegneria.
L’azienda ha dichiarato una crisi strutturale e finanziaria dopo che
un grande gruppo aveva deciso di interrompere una lunga
collaborazione. Dal 2013 ha avviato un percorso di
ristrutturazione dopo che due ipotesi di transazione societaria
non erano andate a buon fine. Tale crisi si è protratta per diversi
anni: da febbraio del 2016 è stata seguita dalla task force per le
crisi d’impresa del ministero dello Sviluppo economico, che ha
istituito un tavolo istituzionale per tenerne sotto controllo
l’evoluzione. Sempre nel 2016, dopo un primo accordo andato in
fumo con un noto fondo d’investimento americano, si è
presentata alla Demauna nuova occasione: il fondo
d’investimento inglese Bybrook Capital LLc e la banca d’affari
Morgan Stanley hanno manifestato il proprio interesse a rilevare
l’80% del capitale di Dema sottoscrivendo un bond del valore
nominale di 56 milioni di euro. Ma ponendo una “conditio sine
qua non”: l’approvazione da parte dell’intero ceto creditore del
piano di ristrutturazione del debito che ammontava a circa 100
milioni di euro. Occasione interessante ma da valutare
attentamente. Bybrook Capital è un fondo d’investimento da due
miliardi di dollari, di base a Londra, che in Italia si è mosso in
modo importante per risolvere la crisi del Monte dei Paschi di
Siena e ha dimostrato interesse per rilevare una storica squadra
di calcio. Bisogna solo lavorarci sopra. Da qui si innesca un
progetto complesso e articolato che ha coinvolto - in primis - il
management di Dema, gli stakeholder aziendali, prestigiosi studi
legali (EY nella persona dell’avvocato Francesco Marotta,
l’avvocato Gaetano Ruggero, lo studio legale Delfino - Willkie
Farr & Gallagher, lo studio Casucci e Di Tardo solo per citarne
alcuni), advisor e due asseveratori. La proposta ha previsto un
piano di dilazioni e vari stralci di ciascuna voce di debito,
lavorando nel perimetro di quanto disposto dall’articolo 182 bis
sesto comma della Legge fallimentare, che ha consentito di
negoziare ogni tipo di debito mettendo al riparo la società da
azioni che potessero compromettere la continuità aziendale.
L’iter si è dimostrato lungo e complesso. L’accordo con le banche
(Unicredit, Intesa, Mps, Bpm, Bnl, Bper) è stato ben strutturato e
si è concluso per primo. Lo stesso per i fornitori, grazie al lavoro
certosino degli studi legali. Molto più travagliato il percorso per
arrivare alle firme degli accordi con l’Agenzia delle Entrate e con
l’Inps. Le istruttorie, condotte dal professor Maurizio Leo e dal
dottor Lucio Visciano si sono dimostrate vaste, articolate e
collegate a reali garanzie fidejussorie, che hanno ancor di più
allungato i tempi della loro definizione. Ma anche con l’Inps nel
mese di ottobre è stata firmata la transazione che ha finalmente
ufficializzato la sua posizione, piazzando l’ultimo tassello
mancante nel quadro degli accordi. Nel frattempo Bybrook,
convinto della bontà dell’operazione, ha anticipato un
finanziamento ponte alla Dema nel periodo intercorso tra la
formalizzazione dei vari accordi e l’omologa del 182 bis, tale da
poter dar modo all’azienda di portare a termine gli impegni
industriali presi con i propri importanti clienti come Leonardo,
Bombardier, Pratt&Whitney Canada. L’immissione di nuova
finanza, monitorata costantemente dai consulenti di Bybrook, ha
fatto si che la produzione industriale non si arrestasse e che gli
impegni presi fossero correttamente onorati.
La strada sembra ormai in discesa, la data dell’omologa è ormai
prossima cosi come l’immissione dei 40 milioni circa che Bybrook
provvederà a disporre nelle casse sociali alla firma dell’omologa
del Tribunale di Nola. L’impegno profuso dal management di
Dema è stato duro è costante, cosi come quello di tutti i
professionisti che hanno collaborato per lo scopo comune. Un
plauso va ai dirigenti dell’Inps e dell’Ae che con professionalità e
buon senso hanno portato a conclusioni le transazioni.
Dema è un patrimonio della Campania e dell’Italia tutta. E solo la
sinergia di tante professionalità ha fatto sì che l’industria
aerospaziale italiana non perdesse un’azienda leader nella
progettazione e nella componentistica tecnologica dal fatturato
di 40 milioni (nel 2016, nel 2017 è previsto in rialzo a 57 milioni),
circa 800 dipendenti qualificati diretti e 200 addetti nell’indotto.